
Molti adulti credono che l’infanzia sia un isola felice fatta di spensieratezza e di vacanze tanto che spesso ci soffermiamo e guardare i bambini esclamando quanto segue: “ come vorrei tornare bambino/a”. Però da un po’ di tempo a questa parte, guardando sia l’utenza del mio studio che i bambini apparentemente senza problematiche, mi sto chiedendo se lo stress non faccia capolino anche nella vita dei più piccoli.
Innanzitutto vedo sempre più spesso un non riconoscimento dell’emotività sperimentata dai bambini sia al verificarsi di eventi maggiori, che cambiano radicalmente la loro vita, o di eventi minori come un trasferimento, problemi con i compiti a scuola, il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria con un carico di responsabilità maggiori, il passaggio anche alla secondaria di primo grado, l’aver conseguito una cattiva performance sportiva, problemi con i compagni di classe etc… Come se la sofferenza di bambini sia più semplice da gestire rispetto a quella degli adulti, infatti spesso gli adulti tendono a sminuire la loro eventuale emotività.
Anche in assenza di eventi stressanti specifici i bambini vivono una situazione di vita alquanto difficile e questo per vari motivi. Qui di seguito vi elenco alcune delle motivazioni:
- Sono soggetti a regole non sempre coerenti da parte dei genitori. Le regole sono importanti, ma è l’incoerenza a renderle vane;
- Sono spesso puniti per loro condotta scorretta, ma il bambino non capisce la motivazione della punizione e questo perché l’adulto raramente si sforza di spiegarglielo nei modi giusti per l’età del bambino;
- I bambini non hanno voce in capitolo rispetto alla gestione del loro tempo che diventa una infinita catena di montaggio e di incastri e ciò, purtroppo, li porta a muoversi nel mondo senza reale consapevolezza di quello che stanno facendo e soprattutto di come lo stanno facendo (cosa a cui noi adulti siamo abituati e per questo soggetti a stress)…
Tutto ciò mi ha portata ad una considerazione importante ossia “e l’aspetto ludico ?”
Oggi mettiamo i nostri figli in condizione di stressarsi anche in età abbastanza inusuale… Anche al nido (non tutti, ma molti) ancor prima di vivere lo stress e quindi l’adattamento dovuto al nuovo ambiente e a nuove persone molti genitori sono impazienti e intrepidi affinchè i propri figli comincino le famose “attività”… a quel punto le educatrici, seppure desiderose di assecondare il normale adattamento del bambino, finiscono per assecondare questi genitori così da bombardare i bambini di stimoli anche spesso eccessivi e ciò porta i bambini a non viversi appieno per la loro età, mettendo così i bambini nella condizione di automatizzare anche ciò che in realtà dovrebbe essere gestito con consapevolezza…
Molti genitori mettono i propri figli nella condizione di essere iperstimolati e a non farli vivere anche un sano aspetto ludico con la conseguenza di bambini sempre più stressati.
Molti psicologi (APA, 2013) ritengono che i bambini de nostro tempo sono decisamente più stressati tanto che definiscono la nostra società come la “generation stress” . Infatti considerando che l’aspetto ludico passa sempre più in secondo piano a favore di un dover fare e soprattutto di un dover fare bene, non permettendo al bambino di poter sbagliare e ciò porta a far emergere uno spirito di competizione eccessivo con la conseguenza di viversi in termini di sconfitta o di vittoria.
Si passa da una eccessiva responsabilizzazione, mettendoli nella condizione di farli crescere più in fretta, ad una deresponsabilizzazione eccessiva evitando loro la sacro santa possibilità di sbagliare. Anche perché solo attraverso la possibilità di errore il bambino può andare verso uno sviluppo sano ed adeguato.
Le stesse attività extrascolastiche (sportive, di lingua straniera etc) diventano delle stressanti arene prestazionali e in tutto ciò al bambino non è permesso nemmeno di divertirsi perché guai se non è il primo in tutto ciò che fa.
Infine, e non per importanza, abbiamo lo stress di noi genitori che ci porta a vivere il nostro lavoro anche in modo diverso. Il fatto di essere iperconnessi limita il nostro spazio relazionale pregiudicando i momenti dentro casa… La giustificazione attraverso la seguente frase “è una cosa urgente di lavoro” qualche anno fa non sarebbe entrata nelle nostre case, ma sarebbe stata rimandata al giorno dopo. E questo ci porta a riflettere sull’esempio che rimandiamo ai nostri figli.
Ovviamente quando parlo di stress non voglio renderlo qualcosa di spaventoso e basta anche perché una certa quota di stress può essere sia funzionale che sana in riferimento ad alcune situazioni, ma se eccessive portano i nostri bimbi a pagare delle conseguenze importanti.
Per esperienza con i miei bimbi e anche perché abbiamo modo di ritagliarci dei momenti divertenti dove siamo solo noi, in questo periodo sto mettendo in moto delle tecniche di rilassamento che ci aiutano a gestire situazioni minori si stress che entrano nelle nostre vite al fine di viverci con sempre più consapevolezza.
Per informazioni contattare la Dott.ssa Antonella Pacciana 3311179439 (anche tramite whatsapp) oppure info@studiopsicologapacciana.it.