Il discorso sulla psicosomatica è molto vasto e abbastanza ambiguo perché ci sono una moltitudine di approcci.
Spesso si confonde il paziente psicosomatico con il paziente ipocondriaco, ma ci sono delle differenze importanti. In un soggetto psicosomatico a differenza di un ipocondriaco ci sono dei sintomi oggettivi. Nell’ipocondriaco c’è una grande concentrazione sul corpo con una paura di avere una malattia, ma la malattia non c’è, c’è la paura di star male, ma senza dolore fisico invece nel soggetto psicosomatico il dolore si sente davvero.
La maggior parte degli psicosomatisti considerano le somatizzazioni degli aspetti emotivi che non sono arrivati alla coscienza e per questo motivo non possono avere un significato simbolico.
Abbiamo vari modelli teorici di riferimento. Ve ne elenco solo due e cioè:
Il Modello psicosomatico è quello più seguito. Riconosce che tutte le manifestazioni corporee hanno un origine mentale. Le malattie psicosomatiche sono caratterizzate da sintomi causati da fattori emotivi che coinvolgono un solo sistema organico generalmente correlato al sistema nervoso vegetativo. Le manifestazioni fisiologiche sono più intense e continuative rispetto agli stati emotivi. È possibile che il paziente non sia consapevole del suo stato emotivo.
Modello Bio- Psico- Sociale a cui ci ha avvicinati Winnicott ed era molto in auge negli anni ’60. Secondo il suddetto modello le nostre patologie derivano da questi tre fattori. Si passa da un modello biomedico, basato sulla visione della malattia come una deviazione rispetto alla norma biologica, al modello appunto biopsicosociale che tiene conto di fattori biologici, psicologici e sociali nella valutazione dello stato di salute.
Winnicott come accennato ha dato molto alla medicina psicosomatica e in questa varietà di modelli ha colto una caratteristica fondamentale, la personalizzazione opposto alla depersonalizzazione.
L’elemento unificante delle malattie psicosomatiche infatti è la scissione, scissione mente-corpo, scissione degli elementi aggressivi rispetto a quelli libidici ecc..
Infatti il trattino psico-somatica ci indica la scissione e la necessità di unificare il corpo con la mente.
Quando si parla di malattia psicosomatica non si può prescindere da un importante costrutto ossia quello di alessitimia che è l’incapacità di dare parola alle emozioni.
Questo costrutto è stato scoperto negli anni ’60 dalla scuola francese. Marty in un laboratorio di psicosomatica scoprì insieme ai suoi collaboratori che i pazienti psicosomatici avevano in comune l’incapacità del pensiero simbolico. Il loro stile di pensiero era concreto. Da qui il concetto di Pensiero Operativo. Questi pazienti non avevano capacità di astrazione e non sapevano fare ricorso a un linguaggio simbolico. Il loro era appunto un linguaggio concreto.
Pochi anni dopo, negli anni ’70 due autori americani hanno fatto le stesse osservazioni senza sapere niente della scuola francese perché le ricerche all’epoca rimanevano confinate nell’area di appartenenza e avevano scoperto che i pazienti psicosomatici avevano come caratteristica comune l’alessitimia cioè non erano capaci di riconoscere e dare parola alle loro emozioni.
Nel paziente psicosomatico c’è una mancanza di mentalizzazione quindi come per il paziente alessitimico il pensiero è operatorio concreto, manca l’aspetto simbolico e quindi si esprime più sul corpo che attraverso le fantasie e il pensiero.
Il sintomo è visto come l’incapacità ad accedere alle emozioni attraverso il linguaggio; c’è una incapacità di portare alla mente significati profondi dell’individuo.
C’è una mancanza di mentalizzazione, una mancanza simbolica che ha un significato di arresto evolutivo, di un deficit.
L’asse teorico della teoria di Alexander, grande autore che si è occupato di Psicosomatica, è la dipendenza infantile e dice che a seconda di come un individuo è rimasto in una situazione di dipendenza infantile può sviluppare due disturbi:
Uno in cui non ha le capacità di affermare le sue pulsioni di autoaffermazione e quindi di aggressività e ostilità
E l’altra in cui il soggetto sarebbe rimasto in una situazione emotiva di bisogno di cure, di contenimento, di quasi ritiro dalla vita attiva, ma che non accetta queste sue tendenze psicologiche.
Alexander tenta di mettere queste due situazioni con la fisiologia con gli aspetti biologici prendendo in considerazione il sistema simpatico e il sistema parasimpatico.
Questi due sistemi sono in antagonismo tra loro più che in cooperazione. Il sistema parasimpatico è deputato ai processi anabolici (di riposo di protezione) tanto che funziona di più quando dormiamo.
L’organismo ha bisogno di fare provvista di tutte le cose che poi gli servono per utilizzarle quando arriva il momento della lotta.
Il sistema simpatico presiede ai processi catabolici, ossia ai processi di consumo.
Parte dalla teoria di Cannon ossia che quando l’individuo è attaccato è predisposto alla lotta o alla fuga e queste sono ambedue risposte attive che portano all’attivazione del sistema simpatico. Questa attivazione porta a una serie di conseguenze organiche ossia il sangue viene tolto da alcuni distretti corporei per esempio dallo stomaco o dalla milza per essere poi trasferito ad altri distretti ossia i muscoli e ciò servirà a farci correre. Ovviamente nell’attivazione del parasimpatico sono mobilitate altre funzioni dell’organismo per esempio quello della secrezione si sostanze dello stomaco che servono a digerire.
L’asse portante della teoria di Alexander è quello della dipendenza infantile.
In uno stato di dipendenza infantile il bambino si vive in uno stato di inferiorità e questo non essendo sopportato lo porta a vivere una protesta narcisistica e ciò porta a un sovracompenso che porta a uno sforzo quindi a una aggressività competitiva che comporta ansia/colpevolezza e di nuovo situazione infantile.
Abbiamo quindi due categorie di soggetti:
1) soggetti in cui in riferimento alla pulsione prevalente in situazioni di stress di difficoltà in cui il soggetto non ce la fa anche se vorrebbe avere un comportamento adulto, ma che non ce la fa perché nel suo inconscio c’è il bambino con un senso di inferiorità che ha paura e quindi in situazioni di difficoltà ha una ritirata vegetativa e si rifugia nella necessità di essere accudito, di essere curato anche se non accetta questo suo stato.
Se c’è questo blocco ad accettare questo suo stato orale di passività mette in funzione cronicamente il sistema parasimpatico.
Mettendo in funzione cronicamente il sistema parasimpatico avremo varie malattie per esempio l’ulcera gastrica. Se l’attivazione del parasimpatico non fosse cronica e si accettasse la ritirata vegetativa e se non arrivasse più a sentire il senso di inferiorità non ci sarebbe più la situazione cronica. La cronicità porta a un gruppo di malattie:
Ulcera gastrica
Diarrea
Colite
Fatica cronica
Malattie della pelle
Questo gruppo di malattie appartengono a soggetti che hanno arrestato cronicamente il sistema parasimpatico che iperfunzionando ha portato a una serie di conseguenze.
2) Mentre pazienti che sono più orientati alla fuga e alla lotta ma che si sentono in colpa per l’aggressività e per l’ostilità bloccheranno il sistema simpatico. Blocco sta per attivazione cronica, infatti secondo Cannon quando un individuo attiva una situazione di allerta o lotta o fugge e una volta che ha espresso l’azione rientra il funzionamento biologico equilibrato. Invece se si sta in una situazione in cui si vorrebbe ma non si può il nostro organismo è in tensione e produce una serie di sostanze.
Se l’aggressività e l’ostilità non verranno espresse all’esterno ci sarà un blocco alla lotta e alla fuga e questo porterà a un’altra serie di malattie come:
Ipertensione
Emicrania
Ipertiroidismo
Artrite
Ogni individuo costruisce il proprio sintomo. C’è una costruzione individuale del sintomo.
L’originalità di Alexander è di aver tentato di mettere insieme la psicologia con la fisiologia e parte dalla teoria di Cannon che dice che l’individuo per l’adattamento per l’omeostasi quando ha un forte stress o ha una reazione di attacco o di fuga o mette in moto la ritirata vegetativa. Queste due reazioni fondamentali degli individui, ma anche degli animali, fanno riferimento ad attivazioni fisiologiche di un certo tipo. Se l’organismo è pronto all’attacco o alla fuga attiverà il sistema simpatico, che attiva l’adrenalina, mette in circolo più sangue, fa aumentare i battiti cardiaci; se c’è la ritirata vegetativa si metterà in funzione il parasimpatico che non è deputato al movimento. Alexander dice che in situazioni di cronicizzazione del sistema simpatico o del sistema parasimpatico l’individuo va incontro a possibili disordini colleganti al sistema attivante che portano alla malattia. Diventa così un attitudine della persona a cronicizzare il blocco dell’ostilità ad avere un atteggiamento pronto a difendersi senza esprimere l’attacco e ciò comporta dal punto di vista fisiologico l’attivazione del sistema simpatico e a livello psicologico uno stato di tensione e una rabbia repressa che può sfociare in sintomi organici come malattie vascolari, reumatiche, a problemi muscolari, ipertensione, malattie tiroidee. Mentre chi tende a cronicizzare il funzionamento del parasimpatico e ad aspettarsi un comportamento di protezione, di cura è più tendente alla fase orale.